Galluccio e il casertano

Queste sono terre di eccezionale vocazione vinosa, come dimostrano certi vini rossi da uvaggi caldi e profumati” scrive Luigi Veronelli nella “Guida all’Italia piacevole”, facendo riferimento all’Aleatico di Galluccio. Era il 1969. 

Prima di lui, molti hanno scritto della provincia di Caserta, la Terra di Lavoro, come di un territorio vocato all’agricoltura e alla coltura della vite. Le loro cronache hanno attraversato i millenni per giungere fino a noi. 
Significativo in tal senso è che il più importante vino di tutto il mondo antico, il “Falernum”, tanto decantato da Orazio (65 a.C. – 8 a.C), trova, proprio in queste terre fertili, la propria origine. 

Nel comune di Galluccio - immerso in quello che oggi è il Parco Regionale di Roccamonfina e Foce del Garigliano - la coltivazione della vite è documentata sin dal 1400, ma conobbe il suo massimo splendore dalla seconda metà del XVII secolo, quando la famiglia Velluti di Firenze acquistò il feudo, e il Duca Velluti Zati iniziò a produrre un Vin Santo che vendeva come toscano a Firenze, riscuotendo incredibile successo. 

Oggi Galluccio è il cuore dell’areale di una delle più giovani e promettenti Doc regionali, la Doc Galluccio, istituita nel 1997, un riconoscimento ad una storia vitivinicola millenaria e un ulteriore passo per fare della provincia di Caserta la protagonista della riscoperta e promozione dei vitigni storici della Campania.